lunedì 13 dicembre 2010

Gesù, racconto di una vita

Nuova stella
Gesù nasce oltre duemila anni fa, a Betlemme, in Palestina. Giuseppe, si reca in questa cittadina insieme alla sua sposa Maria, in stato interessante, per il censimento ordinato dai romani. Trovano riparo per la notte in una stalla, in cui Maria dà alla luce suo figlio. Lontano di là, tre magi vedono una nuova stella brillare in cielo. È un segno: è appena nato un nuovo re. Quella stella li conduce da Gesù. Secondo i Vangeli di Matteo e di Luca, quella notte si verificano altri avvenimenti sorprendenti (sogni, apparizione di angeli).


L’infanzia
Abbiamo però a disposizione pochi dati sull’infanzia di Gesù. Cresce a Nazaret, un villaggio della Galilea. Frequenta la scuola della sinagoga, dove studia la storia e la religione della sua gente, il popolo ebraico. Giuseppe gli insegna un mestiere. Secondo il Vangelo di Luca, la vocazione di Gesù comincia molto presto. A 12 anni, nel tempio di Gerusalemme interroga a lungo i maestri della Legge, che hanno il compito di insegnare la Bibbia.


Gesù, il Messia
Quando ha circa 30 anni, Gesù lascia Nazaret per raggiungere Giovanni Battista nel deserto di Gerico, nei pressi del fiume Giordano. Giovanni Battista è un profeta: annuncia che il Messia atteso dagli ebrei arriverà presto e battezza invitando al pentimento e alla conversione. Quando Gesù gli chiede di battezzarlo, Giovanni Battista lo designa come Messia.


In che anno è nato Gesù?
Nel VI secolo, alcuni storici vollero datare la storia universale a partire dalla nascita di Gesù. Commisero però un errore, dell’entità di alcuni anni. In realtà, Gesù è nato intorno al 6 avanti Cristo.


La Bella Notizia
Gesù percorre allora la Galilea per annunciare una “Bella Notizia”: il Regno di Dio è vicino. Invita ad amare Dio e il prossimo, a rifiutare la violenza e l’odio, a perdonare, ad accogliere i più poveri, a non giudicare e a non condannare. Per far comprendere meglio il suo messaggio, Gesù racconta parabole. Non vuole stravolgere la religione ebraica, ma portarla al suo compimento.
I suoi discepoli
Le parole e gli atti di Gesù attirano le folle. Gesù compie miracoli e difende gli esclusi: i poveri, gli ammalati, i portatori di handicap e gli stranieri. Le persone che lo seguono, i suoi discepoli, cercano di mettere in pratica le sue parole. Tra loro, Gesù sceglie dodici uomini che lasciano le loro famiglie per seguirlo. Diventeranno i suoi apostoli, i testimoni della sua vita.


La condivisione del pane
Vi sono però anche persone che diventano nemiche di Gesù, perché Egli sconvolge le opinioni e le abitudini consolidate. Alcuni capi religiosi ebrei vogliono cacciarlo, perché temono di perdere il loro potere. Tuttavia, Gesù decide di raggiungere Gerusalemme, la capitale della Giudea, per la festa ebraica della Pasqua. È acclamato dalla folla. Riunisce i suoi discepoli per celebrare la Pasqua. Durante quella cena, compie un gesto nuovo. Prende del pane e dice che quello è il suo corpo, poi prende del vino e afferma che quello è il suo sangue.


La Passione
Gesù e i suoi apostoli trascorrono la notte nell’orto degli ulivi, dove pregano. Gesù è tradito dall’apostolo Giuda e viene arrestato. Il consiglio dei sommi sacerdoti lo accusa di aver bestemmiato (cioè di aver rivolto parole ingiuriose a Dio) e lo consegna a Ponzio Pilato, il governatore romano, perché lo condanni a morte. Pilato ordina la sua crocifissione, temendo che i capi religiosi provochino una sommossa. Gesù è frustato, gli viene posta sul capo una corona di spine ed è inchiodato su una croce, che viene innalzata accanto a quelle di due malfattori. Il corpo di Gesù è poi sepolto in una tomba scavata in una roccia.


La Risurrezione
Il terzo giorno dopo la morte, alcune donne trovano la tomba di Gesù vuota. Gesù appare più volte ai suoi discepoli, i quali allora credono a ciò che il Maestro aveva annunciato loro prima di morire: Dio lo ha fatto risorgere. Per loro, Gesù è il Messia. Quaranta giorni dopo Pasqua, Gesù scompare definitivamente alla loro vista per raggiungere suo Padre. Promette però agli apostoli che sarà sempre presente in loro attraverso lo Spirito Santo che manderà.


Gesù è veramente esistito?
Sì. Gli storici dell’epoca dell’impero romano menzionano, sia pur brevemente, la sua esistenza. Negli Annali, scritti nel 115 d.C., lo storico Tacito riferisce che Nerone accusò i cristiani di essere stati responsabili dell’incendio di Roma, che invece aveva provocato lui stesso: «Questo nome deriva da Christus, che, sotto il regno di Tiberio, fu condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato…». Un altro storico, Svetonio (120 d.C.) nella sua Vita dei dodici Cesari scrive che l’imperatore Claudio verso il 50 «cacciò da Roma gli ebrei che non cessavano di agitarsi su istigazione di Cresto (Cristo)». Infine, Giuseppe Flavio nelle sue Antichità giudaiche, nel 93, fa riferimento al martirio di Giacomo, responsabile della prima comunità cristiana a Gerusalemme e “fratello di Gesù, soprannominato Cristo”. Le fonti principali sono però di origine cristiana e storicamente affidabili: le lettere di san Paolo e i Vangeli.


Ma chi è Gesù?
Nei Vangeli sono usati molti nomi per designare Gesù. E lui che cosa ha detto di se stesso? Ha più volti?
Nei Vangeli dell’infanzia, Luca racconta che l’angelo Gabriele è mandato da Dio da una giovane della Galilea di nome Maria ad annunciarle che avrà un figlio: «Gli metterai nome Gesù. Egli sarà grande e Dio, l'Onnipotente, lo chiamerà suo Figlio. Il Signore lo farà re, lo porrà sul trono di Davide, suo padre» (Lc 1,31-32).


Figlio dell’Altissimo, figlio di Davide
L’angelo annuncia a Maria un avvenimento straordinario: suo figlio sarà Figlio di Dio e figlio del re Davide, che regnò in Israele mille anni prima. Si tratta di un simbolo. Il popolo ebreo, e dunque Maria, ricorda infatti che era stata fatta una promessa a Davide: uno dei suoi figli avrebbe regnato per sempre (2 Sam 7,1-17) e avrebbe instaurato un regno di giustizia, di pace e d’amore. Tuttavia, nessun figlio del grande re era stato all’altezza di questa missione… E gli ebrei speravano nella realizzazione di questa promessa: che arrivasse il Messia, cioè colui che ha ricevuto “l’unzione” per essere re, come Davide, che aveva ricevuto l’unzione con olio del profeta Samuele ed era stato consacrato da Dio (1 Sam 16,13).


Emanuele, o «Dio con noi»
L’evangelista Matteo cita questo versetto del profeta Isaia (7,14) tratto dalla Bibbia tradotta in greco: «Ecco, la vergine sarà incinta, partorirà un figlio ed egli sarà chiamato Emanuele. Questo nome significa: "Dio è con noi"» (Mt 1,23). Emanuele è un altro nome usato per designare il Messia.


Messia e Cristo sono sinonimi
La parola “messia” è la traslitterazione del termine ebraico mashiach, che significa “consacrato, unto” e che designava il re di Israele come colui che era consacrato da Dio per condurre il popolo. In greco, il termine corrispondente è cristo. Cristo, dunque, non è il cognome di Gesù, ma è un titolo: Gesù è colui che ha ricevuto l’unzione; è il Messia, l’”Unto del Signore”, colui che, per i cristiani, guida l’umanità verso Dio.


Figlio dell’uomo
Nei tre Vangeli sinottici, Gesù definisce se stesso come “Figlio dell’Uomo”. Questa espressione rimanda a una figura di cui parla il profeta Daniele nell’Antico Testamento (Dn 7,13) e che deve venire alla fine dei tempi, per stabilire “un regno eterno”: così, “il suo regno non sarà distrutto”. Ma Gesù aggiunge questa precisazione: «Il Figlio dell'uomo dovrà soffrire molto. È necessario. Gli anziani del popolo, i capi dei sacerdoti e i maestri della legge lo rifiuteranno. Egli sarà ucciso, ma dopo tre giorni risorgerà» (Mc 8,31). Per i suoi amici, queste parole sono terribilmente difficili da comprendere. Cristo, o il Messia, non è un re pieno di gloria? Non ha nulla a che vedere con un condannato a morte! E nei brani successivi si scopre che i suoi amici non hanno sempre compreso chi è veramente… Nel Vangelo di san Marco, occorre attendere che Gesù sia sulla croce, perché il centurione romano che si trova accanto a lui dica: «Quest'uomo era davvero Figlio di Dio!» (Mc 15,39). Nel condannato che è appena spirato, il centurione ha visto un amore, un dono di sé tali che ne è sconvolto: nel crocifisso ha visto Dio.


Gesù, un semplice maestro di saggezza?
Molti hanno considerato Gesù come un profeta, cioè una persona che, secondo l’Antico Testamento, trasmetteva agli uomini la volontà di Dio. Di fatto, Gesù era un profeta… ma non solo. Era anche Figlio di Dio. È difficile da credere? I primi testimoni di duemila anni fa ci hanno trasmesso questo messaggio: Gesù si è donato per noi con un immenso amore ed è risorto tre giorni dopo la sua morte. Dopo, è apparso più volte ai suoi discepoli fino al momento in cui è tornato al Padre e li ha inviati a proclamare la Bella Notizia a tutti i popoli (Mt 28,18-20). Così, a poco a poco, nei Vangeli e degli Atti degli Apostoli scopriamo che Gesù aveva una dimensione molto più ampia di quella di un uomo: era Dio.


Gesù, chi sei per me?
È la domanda che prima o poi ogni cristiano si pone e non cesserà mai di porsi. Dai Vangeli, sappiamo che Gesù ha scelto i suoi discepoli e li ha mandati a proclamare la sua Bella Notizia piena di speranza per l’umanità. Sappiamo anche che la storia non è finita, poiché Egli è risorto. Duemila anni dopo, continua a chiamarci. Evidentemente, non tutti hanno la vocazione di diventare uomini e donne di Chiesa, ma tutti siamo chiamati a dare un senso alla nostra vita e a essere felici. Come? Cercando di frequentare Gesù come un amico: leggendo i Vangeli e aprendo il nostro cuore a Lui, nella preghiera. Così ognuno scoprirà chi è Gesù per lui.


Dio si è fatto uomo
Perché Dio è diventato uno di noi? Per mostrarci che ci ama. Gesù è dunque la nuova alleanza, o il legame, il ponte tra Dio e l’uomo. I quattro Vangeli affermano che Dio è diventato uomo, che è vissuto come noi, tra noi, che ha sperimentato la sofferenza, è morto e risorto. Ma perché? Per ristabilire la comunicazione tra l’uomo e Dio, per salvarci dal peccato o da tutto ciò che ci impedisce di amare e di essere liberi.


Perché credere in Gesù?
La fede non ha nulla a che vedere con i nostri concetti utilitaristici. Tuttavia, Gesù ci invita ad “accumulare ricchezze in cielo”, perché “dove sono le tue ricchezze, là c’è anche il tuo cuore” (Mt 6,19-21). Il tesoro qui è costituito dall’amore che proviene dalle profondità di se stessi, cioè dal cuore. Credere che Gesù ci ami è una promessa di felicità per oggi. Basta aprirgli il proprio cuore per affidargli gioie e dolori, come a un amico. Ci possiamo anche domandare: «A che cosa serve avere un amico morto?». Ma il fatto che Gesù sia risorto significa che è sempre con noi, anche se non lo vediamo.


Più forte della morte
I Vangeli di Matteo e di Luca presentano Gesù fin dall’inizio come Figlio di Dio, poi raccontano la sua vita (Mt 1,23; Lc 1,32). Il Vangelo di Marco invita a scoprire, a poco a poco, che quest’uomo è veramente il Figlio di Dio. Tre giorni dopo la morte di Gesù, i discepoli si recano al sepolcro e lo trovano aperto e vuoto: il corpo di Gesù è scomparso. Giovanni insegna che i discepoli non vedono nulla, tuttavia credono (Gv 20,2-9). Questa è la Bella Notizia: in Gesù, la morte è vinta. Ogni giorno della nostra vita, Dio ci chiama a vivere di questa speranza: l’amore è più forte della morte.


Articolo tratto da Dimensioni nuove

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