sabato 9 novembre 2013

Quando la cultura chiude per crisi

La scure della crisi sembra non risparmiare niente e nessuno, anche quando di mezzo c’è il settore librario. Dopo lo sfratto dell’Istituto Nazionale di Studi Filosofici, la chiusura dell’Edenlandia e il rogo della Città della Scienza qualcuno dalle mie parte dice che Napoli continua a perdere pezzi. Io, “ingenuamente”, dico che l’unica a perdere pezzi (e non solo a Napoli) è la cultura.
Dopo 95 anni di ininterrotta attività toccherà anche alla libreria Guida, “bene di interesse culturale tutelato dallo Stato e nel Patrimonio Unesco”, chiudere i battenti. Verrebbe quasi da ridere leggendo parole del genere in un momento in cui non sembra esserci nessuno disposto a tutelare un “Patrimonio” di tale portata. E a pensare che il luogo caro a Benedetto Croce, Jack Kerouac, Allen Ginsberg, punto d’incontro dei protagonisti della Beat Generation, ritrovo per studenti e amanti dei libri, aveva, appena un anno fa, perso un’altra sorella, la libreria Guida-Merliani con sede al Vomero. Oggi che la stessa sorte tocca alla maggiore, nata nel cuore pulsante della città, lo sdegno di Napoli è vibrante, lo si legge nei volti dei passanti o nei commenti increduli di chi ha appena appreso la notizia.
Non mancano, tuttavia, promesse o interessanti iniziative. Il Vicepresidente della Regione, Guido Trombetti, spera che venga salvata la Saletta Rossa, simbolo della cultura di Napoli e faro illuminato nei decenni dai più alti esempi della nostra cultura, una saletta che per tutto il novecento ha ospitato e accolto i più importanti scrittori italiani e stranieri. Le istituzioni sembrano muoversi con una strategia ad hoc per tutelare i locali storici della città, anche il primo cittadino si fa carico della questione e ribadisce la sua massima disponibilità per salvaguardare attività storiche che rischiano il tracollo. Staremo a vedere se queste, come tante altre, sono solo parole o se effettivamente una libreria, come una sartoria  o una bottega, simboli storici di una città, possano finalmente ritenersi salve.
Intanto la questione passa ai social dove si susseguono incitamenti, petizioni, parole stracolme di sfiducia, malcontenti nei confronti dell’amministrazione e dispiacere, tanto dispiacere, per un patrimonio della città che si sta sbriciolando lentamente.
Ma la crisi libraria apre un’altra riflessione, quella sul mercato del libro che, dati alla mano, naufraga a vista d’occhio: si legge sempre meno e – come ribadisce il signor Guida in un’intervista – viene meno quella classe media che acquistava almeno un libro a settimana. Forse a venir meno non è solo la classe media è, semmai, la voglia di trovare del tempo da dedicarsi leggendo. Ma – mi chiedo – verrà meno allo stesso modo il tempo per l’estetista, per internet e i cellulari? Quanto può costarci un’ora di lettura in un’intera giornata? Non costa nulla eppure potrebbe darci (e dare) tanto.
Leggere è un passatempo che richiede fantasia, immaginazione, tempo – appunto – ma anche cuore, generosità. Un gesto che, se compiuto da ciascuno di noi, eviterebbe la vendita, anzi, la svendita, dell’intero patrimonio editoriale di librerie che non riescono più a sostenere le spese. E se leggere è un atto di generosità allora è anche un aiuto, il più rilevante, da offrire, nel piccolo, alla nostra libreria, al nostro paese, al nostro Stato.

Articolo di Domenico Cassese pubblicato su Cogitoetvolo