venerdì 30 dicembre 2011

Zeitgeist 2011, la fotografia di un anno

Il 2011 visto da Google è una fotografia a tinte chiare sugli avvenimenti che hanno cambiato il mondo e le abitudini del Web. Quello che il famoso motore statunitense chiama lo Zeitgeist 2011, dalla parola tedesca che significa lo spirito dei tempi. Non è altro che il riflesso di quello che gli utenti hanno pensato e cercato durante l’anno che volge al termine. Un’annata da ricordare per le proteste arabe, per il terremoto in Giappone, per la morte di Marco Simoncelli e di Steve Jobs. Eventi dolorosi e inattesi che hanno segnato l’opinione pubblica. Viene fuori l’immagine di un’Italia e di un mondo in generale stretti tra la paura e la voglia di un riscatto sociale e politico.
Nella consueta top ten delle persone più cercate in casa nostra, c’è il pilota romagnolo morto lo scorso 23 ottobre, Lamberto Sposini, giornalista colpito da un ictus nei primi mesi dell’anno. Non manca Gheddafi con la sua morte in diretta.
In cima alla sezione news troviamo il delitto Rea e poi via via a scendere tutti i nomi che hanno avuto un ruolo di primo piano in tv: Yara Gambirasio, Sarah Scazzi.
Viene fuori un Paese quasi combattuto tra il desiderio di trovare nuovi slanci, altri diversivi alla rigida quotidianità e la necessità di tenere sotto controllo il mondo che sta attorno. Ecco perché la cronaca, gli eventi catastrofici (Fukushima) diventano uno strumento da osservare per esorcizzare la paura e l’ansia del domani.
Tra le ricerche del motore di ricerca, non mancano le curiosità e le innovazioni tecnologiche che sono il simbolo del nostro tempo. Naturalmente tutto ciò ha  a che fare con Steve Jobs: i nuovi modelli dell’iPhone e l’ultimo Tablet.
Ci sono anche le guide sul come fare: al primo posto della top ten si è la piazzata la ricerca su come realizzare uno “screenshot”, cioè il risultato della cattura di ciò che è visualizzato sul monitor del computer. In seconda posizione, è stato cliccato come fare “soldi”. L’ultimo gradino è, invece, occupato dalla guida su come fare “fiocchi”.
Google riserva uno spazio anche alla musica con la lista dei brani più seguiti e ascoltati.  Nel top ten il primo posto spetta a Laura Pausini, icona della musica italiana.
C’è anche spazio per le emozioni virtuali con le ricerche “ho paura di” e “ho sognato di”. C’è persino una sezione per i film più cliccati: i gradini del podio sono occupato da Fast&Furious, Il Grinta e Final Destination 5.
Ovviamente Google ci dice solo una buona fetta delle nostre abitudini e il target di riferimento è una popolazione discretamente giovane, ma non mancano gli spunti interessanti legati agli usi e costumi di un popolo. Come la ricerca dei cibi da mettere a tavola. Alla prima posizione c’è la cheesecake, seguita dalla pasta di zucchero, dal risotto con asparagi. Ci sono anche cibi non italiani (cupcakes, macarons, couscous) che mostrano segnali di apertura verso altre culture culinarie.
Ci lasciamo alle spalle un anno di grandi cambiamenti, come le rivoluzioni arabe, in zone del mondo poco inclini alla democrazia, e alla vittoria della libertà nell’Indipendenza del Sudan.
È stato l’anno dell’uccisione di Osama Bin Laden, dopo un inseguimento lungo più di un decennio. Un anno gravato da una pesante crisi economica, dalla Grecia al nostre Paese, passando per buona parte dell’Europa. Non a caso le parole più cercate sono quelle legate alla crisi: spread, default. Un anno che passa per un altro che sta arrivando, perché il tempo e la storia proseguono nel loro corso mobile e perpetuo.
Quali sono stati gli eventi del 2011 che vi hanno colpito di più? Quali parole avete digitato maggiormente?
In fondo dietro ogni battito di tastiera c’è sempre qualcuno che digita  e scrive. Quel qualcuno siamo noi che daremo slancio e vitalità al nuovo anno perché la nostra “ricerca” non è ancora finita.
Buon 2012!
by PUELLA STULTA
Articolo già pubblicato su Cogitoetvolo

lunedì 26 dicembre 2011

AUGURI!

TANTISSIMI AUGURI DI BUON NATALE


Ecco le parole al Santo Padre, che le ha pronunciate lo scorso 7 dicembre, prima di accendere le luci di un enorme albero di Natale che hanno realizzato a Gubbio:
"Prima di accendere le luci dell’Albero, vorrei fare un triplice, semplice augurio (...). Guardandolo, il nostro sguardo è spinto in modo naturale verso l’alto, verso il Cielo, verso il mondo di Dio. Il primo augurio, allora, è che il nostro sguardo, quello della mente e del cuore, non si fermi solamente all’orizzonte di questo nostro mondo, alle cose materiali, ma sia un po’ come questo albero, sappia tendere verso l’alto, sappia rivolgersi a Dio. Lui mai ci dimentica, ma chiede che anche noi non ci dimentichiamo di Lui!".

"Il Vangelo ci dice che nella notte del santo Natale una luce avvolse i pastori (cfr Lc 2,9-11) annunciando loro una grande gioia: la nascita di Gesù, di Colui che viene a portare luce, anzi di Colui che è la luce vera che illumina ogni uomo (cfr Gv 1,9). Il grande albero che tra poco accenderò (...) illuminerà con la sua luce il buio della notte".

"Il secondo augurio è che esso ricordi come anche noi abbiamo bisogno di una luce che illumini il cammino della nostra vita e ci dia speranza, specialmente in questo nostro tempo in cui sentiamo in modo particolare il peso delle difficoltà, dei problemi, delle sofferenze, e un velo di tenebra sembra avvolgerci. Ma quale luce è capace di illuminare veramente il nostro cuore e donarci una speranza ferma, sicura? E’ proprio il Bambino che contempliamo nel santo Natale, in una semplice e povera grotta, perché è il Signore che si fa vicino a ciascuno di noi e chiede che lo accogliamo nuovamente nella nostra vita, chiede di volergli bene, di avere fiducia in Lui, di sentire che è presente, ci accompagna, ci sostiene, ci aiuta".

"Ma questo grande Albero è formato da tante luci. L’ultimo augurio che vorrei rivolgere è che ciascuno di noi sappia portare un po’ di luce negli ambienti in cui vive: in famiglia, al lavoro, nel quartiere, nei Paesi, nelle Città. Ciascuno sia una luce per chi gli sta accanto; esca dall’egoismo che spesso chiude il cuore e spinge a pensare solo a se stessi; doni un po’ di attenzione all’altro, un po’ di amore. Ogni piccolo gesto di bontà è come una luce di questo grande Albero: insieme alle altre luci è capace di illuminare l’oscurità della notte, anche quella più buia".

martedì 20 dicembre 2011

Attendere


Attende la mamma il suo bambino nella lunga gestazione, attende il ragazzo la sua ragazza all’uscita dalla scuola, attende il giovane l’esito dell’ennesimo colloquio di lavoro, attendono i genitori che cigoli la porta di casa alle cinque del mattino per tirare un sospiro di sollievo, attende il bambino il sorriso del papà al suo ritorno da scuola, attendono gli immigrati il permesso di soggiorno in fila fin dalle prime luci del mattino.
Non è attesa invece quella del terrorista che ha già la mano sulla cintura esplosiva o sul telecomando del detonatore, non è attesa quella del pedofilo che sta tirando le maglie dei suoi ricatti, non è attesa la lunga coda di automobili che dobbiamo subire ogni giorno per andare e tornare dal lavoro; non è attesa l’aria greve che prende la piazza per l’arrivo dello spacciatore.
È attesa la tensione verso la vita, quella degli altri, la mia, quella del mondo; non è attesa tutta quella percezione o orientamento alla morte che spesso abita le nostre esistenze.
Verso chi è orientata l’attesa? Perché l’attesa ha la capacità di tirarti dentro tutto, di ridefinire la tua stessa identità, di farti crescere e di rimodulare la tua esistenza su quello che attendi. È una forza potente per concentrare energie, per dare organicità ai molteplici impulsi, per canalizzare le qualità. Chi non aspetta niente, perde l’entusiasmo del vivere; si sente come un pacco postale: già tutto è deciso, niente di nuovo, tutto ritorna come sempre.
Avvento è il tempo di attesa e di preparazione al Natale, è diventato il tempo dei regali, degli ingorghi di traffico nelle città, spesso degli scioperi, sicuramente dei mercatini e dei consumi. Complice la fine dell’anno, il freddo inverno, la vacanza dalla scuola, la necessità di fare l’inventario in ogni luogo di stoccaggio delle merci, la riscossione della tredicesima, laddove ancora non è scomparsa a causa della precarietà. Complice anche una serie di sentimenti tenui che si sviluppano per tradizione verso i bambini che diventano oggetto di regali, di giocattoli, che assumono il senso spesso del potersi far perdonare la trascuratezza abituale nei loro confronti o verso i genitori o i nonni per cancellare qualche cattiva coscienza di abbandono o per significare un minimo di gratitudine. Per rispondere a queste complicità l’industria del consumo si è attrezzata al massimo. Non c’è un altro momento di origine religiosa che sia stato così ben sfruttato ai livelli commerciali quanto il Natale. Le tradizioni nate da significati religiosi profondi sono a poco a poco diventate vere e proprie operazioni commerciali, tanto che oggi l’unico che viene dimenticato in questo incrocio di regali è proprio il festeggiato. È il classico caso in cui il consumo ha scippato il significato fondamentale della festa. L’attesa allora diventa soltanto fare la spesa: di regali, di emozioni, di buoni sentimenti.
Invece noi, come quei pastori possiamo ancora commuoverci davanti a quell’insignificante bambino e come loro “andiamo, vediamo, conosciamo.. “andarono, trovarono, videro, si stupirono, tornarono, glorificavano e lodavano. Come sempre le cose più importanti sono invisibili agli occhi. Sono verbi da coniugare per dare sapore alla nostra vita, perché in quella notte, in questa notte noi possiamo scoprire il sole. Le mille luci delle nostre case sono solo la strada per arrivare al sole. Le luci si spegneranno, ma ci porteremo via il sole che non perderemo più.

Articolo tratto da Dimensioni Nuove