domenica 27 marzo 2011

W il pesce azzurro!

Acciughe, calamaro, merluzzo, sardine, ombrina, scampo, vongole, tonno, pesce spada… chissà quante volte li abbiamo visti, cucinati e mangiati senza conoscere la loro denominazione generale, i loro valori nutritivi e il luogo dove vengono pescati. Una cosa la sappiamo: questi e tutti gli altri sono buonissimi.
Questi pesci appartengono ad una stessa famiglia, quella del “pesce azzurro” perché accomunati dalla colorazione azzurra del corpo. Sono nostri connazionali: le acque dei mari siciliani, infatti, sono particolarmente ricche. E in tempo di crisi si fa bene a risparmiare anche sul pesce e comprare quello meno costoso come il pesce azzurro: poco costoso ma dall’altissima resa sulla tavola, cosa che valorizza il rapporto qualità-prezzo rispetto a qualsiasi altro tipo di pesce.
Terzo motivo per mangiare pesce azzurro è il suo eccellente valore nutritivo: esso fornisce al nostro organismo proteine dall’alto valore biologico, vitamine, minerali, acidi grassi mono e poli insaturi le cui proprietà benefiche sono note da tempo (è un’ottima risorsa di grassi Omega-3 utili per il cuore).
Una volta comprato e portato a casa ci si imbatte nel più importante e fastidioso difetto del pesce azzurro: richiede più tempo nelle operazioni di pulizia perché molto ricco di lische. Come insegnano i siciliani gli ingredienti fondamentali della pasta con le sarde sono la pazienza e appunto le sarde…Un difetto del pesce azzurro, però, è la veloce deperibilità delle sostanze nutritive che lo compongono: per questo deve essere consumato preferibilmente fresco e bisogna saperlo riconoscere nel banco del pescivendolo. A tale compito ci vengono in aiuto occhi e naso: il pesce è fresco quando si presenta con il colore vivo, con carne compatta, soda e molto bianca, un odore gradevole, tenue; la parte sotto le branche deve essere di colore rosa, l’occhio deve essere in rilievo e non infossato, l’addome non deve presentare rigonfiamenti.
Pulito il pesce, si passa a cucinarlo: fritto, in umido, ai ferri, alla marinara, lessata non importa… ciò che importa è avere davanti un bel piatto di pesce azzurro fresco, ben cucinato e gustarselo. Buon appetito!

Articolo già pubblicato su Cogitoetvolo.it
by PUELLA STULTA

mercoledì 16 marzo 2011

150 anni d'Italia

Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861".
Sono le parole che si possono leggere nel documento della legge n. 4671 del Regno di Sardegna e valgono come proclamazione ufficiale del Regno d'Italia, che fa seguito alla seduta del 14 marzo 1861 della Camera dei Deputati, nella quale è stato votato il progetto di legge approvato dal Senato il 26 febbraio 1861. La legge n. 4671 fu promulgata il 17 marzo 1861 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 68 del 18 marzo 1861.
In circa due anni, dalla primavera del 1859 alla primavera del 1861, nacque, da un 'Italia divisa in sette Stati, il nuovo regno: un percorso che parte dalla vittoria militare degli eserciti franco-piemontesi nel 1859 e dal contemporaneo progressivo sfaldarsi dei vari Stati italiani che avevano legato la loro sorte alla presenza dell'Austria nella penisola e si conclude con la proclamazione di Vittorio Emanuele II re d'Italia.
Tra il 1859 e il 1860 non ci fu un vero scontro tra l'elemento liberale e le vecchie classi dirigenti ma una rassegnata accettazione della nuova realtà da parte di queste ultime. Solo nel regno meridionale si manifestò una qualche resistenza, dopo la perdita della Sicilia e l'ingresso di Garibaldi a Napoli (7 settembre), senza colpo ferire, con la battaglia del Volturno e la difesa di alcune fortezze. Il nuovo Stato non aveva tradizioni politiche univoche (insieme ad un centro nord con tradizioni comunali e signorili, c'era un mezzogiorno con tradizioni monarchiche fortemente accentrate a Napoli) ma si basava su una nazione culturale di antiche origini che costituiva un forte elemento unitario in tutto il paese, uno Stato - come scrisse all'indomani della conclusione della seconda guerra mondiale un illustre storico svizzero, Werner Kaegi - che cinque secoli prima dell'unità aveva "una effettiva coscienza nazionale" anche se priva di forma politica. Nel rapidissimo riconoscimento del regno da parte della Gran Bretagna e della Svizzera il 30 marzo 1861, ad appena due settimane dalla sua proclamazione, seguito da quello degli Stati Uniti d'America il 13 aprile 1861, al di là delle simpatie per il governo liberale di Torino, ci fu anche un disegno, anche se ancora incerto, sul vantaggio che avrebbe tratto il continente europeo dalla presenza del nuovo regno.
Cominciò infatti a diffondersi la convinzione che l'Italia unita avrebbe potuto costituire un elemento di stabilità per l'intero continente. Invece di essere terra di scontro tra potenze decise ad acquistare una posizione egemonica nell'Europa centro-meridionale e nel Mediterraneo, l'Italia unificata, cioè un regno di oltre 22 milioni di abitanti, avrebbe potuto rappresentare un efficace ostacolo alle tendenze espansioniste della Francia da un lato e dell'impero asburgico dall'altro e, grazie alla sua favorevole posizione geografica, inserirsi nel contrasto tra Francia e Gran Bretagna per il dominio del Mediterraneo.
Le preparazioni delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia sono state avviate con decreto del Presidente del Consiglio, con il quale è stato istituto anche un Comitato interministeriale per le celebrazioni. Il Presidente del Consiglio ha delegato il Ministro per i Beni e le Attività culturali alla presidenza del Comitato, del quale fanno parte ilMinistro dell'Economia e Finanze, il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, il Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, il Ministro della Difesa, il Ministro per lo Sviluppo Economico, il Ministro per i Rapporti con le Regioni, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Segretario del Consiglio dei Ministri, il Sottosegretario alla Presidenza con delega al Turismo e il Segretario Generale della Presidenza del Consiglio.
Al Comitato interministeriale sono affidate, in raccordo con le Amministrazioni regionali e locali interessate, le attività di pianificazione, preparazione ed organizzazione degli interventi e delle iniziative legate alle celebrazioni. Il supporto a tali attività è garantito dalla Struttura di missione per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sono previste la realizzazione e il completamento di un programma di qualificati interventi ed opere, anche infrastrutturali, di carattere culturale e scientifico, nonché di un quadro significativo di iniziative su tutto il territorio nazionale, in particolare nelle città di importante rilievo per il processo di unità della Nazione, tali da assicurare la diffusione e la testimonianza del messaggio di identità ed unità nazionale delle celebrazioni.
La verifica e il monitoraggio del programma delle iniziative è affidata al Comitato dei Garanti presieduto dal Presidente, Prof. Giuliano Amato.
Tre bandiere tricolore che rappresentano i tre giubilei del 1911, 1961 e 2011, in un collegamento ideale tra le generazioni, costituiscono il logo dell'anniversario che si celebrerà nel 2011. La valenza simbolica delle celebrazioni rimanda ad un messaggio di identità e unità nazionale e testimonia l'impegno di valorizzare il territorio nazionale come espressione di realtà e peculiarità di tutte le Regioni che lo compongono.