lunedì 13 settembre 2010

L'estate è andata. Noi, invece, restiamo

Breve elenco non esaustivo dell’estate andata, dedicato a chi ancora si sente sulla pelle sale e abbronzatura. E allora: la colazione del mattino tipo “Cesaroni”, senza fretta, con caffè, latte, succo, pane, burro, marmellata e cornetti; il profumo dell’olio abbronzante, anche se non su di te, che ti sembra che tutto il mondo sappia di cocco; il piacere della doccia dopo il mare e la crema doposole che lenisce l’effetto aragosta; l’anguria, il melone e l’ananas in spiaggia che così non ingrasso; la granita di caffè con panna che una sola al giorno non può far male; le polemiche politiche agostane che non durano il tempo di suddetta granita; i delitti dell’estate e il mostro in prima pagina; i test psicologici sui settimanali da cui risulta un profilo da serial killer che ti corrisponde pericolosamente; i romanzoni da leggere tutti d’un fiato confrontati sbirciando la copertina di quello dei vicini e ti accorgi di essere l’unica senza Stieg Larsson; il caldo che ti toglie il fiato, il primo temporale che ti ha messo il golfino e il meteo consultato come l’oracolo di Delfi; lo zampirone e lo spray antizanzare e la racchetta antizanzare che sembra un gioco della Wii e invece esiste sul serio; i castelli di sabbia dei bambini che in realtà li fanno i papà e si arrabbiano quando il piccino fa cadere la torre merlata; l’immancabile canzone tormentone programmata ossessivamente su ogni stazione radio, non la puoi evitare ma sai che tra quindici giorni non si sentirà più; le campagne contro l’abbandono dei cani e i randagi che attraversano l’autostrada; l’immancabile gossip dei vicini di ombrellone per cui alla fine sai tutto della crudeltà della suocera e della grettezza della cognata ma non sai di chi; le telefonate urlate da chi non fa le ferie per se’, ma per farlo sapere agli altri; i rimpianti di quelli che erano in crociera e sì che era tutta un’altra cosa e quelli che la Sardegna non è più quella di una volta; l’aggiornamento di Facebook pure dalla spiaggia che così magari anche i ladri sanno di potersela prendere con comodo; il cappello di paglia molto cool come quello dell’attrice, comprato nella consapevolezza che non avrai mai il coraggio di portarlo in città; le duecento foto della macchinetta digitale che poi quando le riguardi a casa ti chiedi perché sembrano tutte uguali; i concerti imperdibili e i cinema all’aperto in cui recuperi il filmone perso lungo l’anno e alla fine pensi che se l’avevi perso ci sarà pure stato un perché; le partenze intelligenti e i rientri scaltri che ci consentono di organizzare un torneo di calcetto tra utenti inferociti mentre siamo in coda in autostrada; i vestiti bianchi di lino che in primavera fanno subito estate e che da oggi dormiranno in fondo all’armadio fino a data da destinarsi; la sabbia che ritrovi ovunque anche dopo mesi e non sai se la scrolli via più con fastidio o più con nostalgia; il primo giorno di lavoro e la rassicurante routine, perché quando si torna si è sempre più stanchi di quando si è partiti, eppure non si vede l’ora di ripartire.


Articolo tratto da Piùvoce.net

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