domenica 1 maggio 2011

I dieci paradisi a rischio da visitare prima che sia troppo tardi

Le Everglades in Florida
Secondo alcuni scienziati, se il riscaldamento globale continuerà la Grande Barriera Corallina scomparirà entro il 2030 e i ghiacciai delle Alpi Svizzere, del monte Kilimanjaro e del Glacier National Park scompariranno in meno di 40 anni. Ma non sono le uniche meraviglie naturali da affrettarsi a visitare prima che sia troppo tardi. Il network americano Msnbc ha stilato una classifica dei dieci paradisi da vedere prima che siano distrutti.
BARRIERA CORALLINA DEL BELIZE – Uno degli ecosistemi corallini più originali al mondo ospita lo squalo balena, razze e lamantini, così come storioni, strombi e aragoste. La barriera corallina del Belize ha però riportato gravi danni nel 1998, con una perdita del 50 per cento dei suoi coralli in molte aree, inclusa gran parte dell’Acropora cervicornis che la rende unica.
BACINO DEL FIUME CONGO – Le foreste tropicali fluviali come quella del bacino del Congo producono il 40% dell’ossigeno mondiale e servono come una fonte vitale di cibo, medicine e minerali. Ma secondo l’Onu, se non si prenderanno misure efficaci fino ai due terzi della foresta, l’ambiente naturale e le sue piante uniche andranno perse entro il 2040.
MAR MORTO – E’ il punto più basso sulla Terra (1.312 piedi sotto il livello del mare) e ha dieci volte più sale dell’acqua marina (al punto che le persone possono galleggiarvi come tappi di sughero), e si ritiene che contenga dei minerali terapeutici. Negli ultimi 40 anni però, il Mar Morto si è ridotto di un terzo e si è abbassato di 80 piedi, pari cioè a 13 pollici l’anno. Tanto che diversi ristoranti e resort che in precedenza si trovavano in riva al mare, si sono venuti a trovare nel mezzo della terraferma fino a un miglio dalla costa.
EVERGLADES – Questa terra umida di 2,5 milioni di acri, situata in Florida, comprende paludi di cipressi, mangrovie e savane di pini. Una schiera di pericoli stanno mettendo a rischio queste fragili aree umide: l’inquinamento dalle fattorie, specie animali invasive e lo sviluppo invadente. Per non menzionare il fatto che il 60 per cento dell’acqua della regione è stata dirottata alle città e alle fattorie vicine.
MADAGASCAR – Oltre l’80% della flora e della fauna del Madagascar non si trova da nessuna altra parte del mondo, grazie a milioni di anni di isolamento nell’Oceano Indiano al largo dell’Africa. Ma se non si farà nulla per salvare la quarta isola più grande al mondo, le sue foreste scompariranno in 35 anni (dalle 120mila miglia quadrate di un tempo si sono già ridotte a 20mila), e con loro gli animali unici al mondo che le abitano.
MALDIVE – La nazione è ricca di barriere coralline e 
pesci a rischio estinzione, come gli enormi Pesce Napoleone, lo squalo leopardo e circa 250 razze giganti. Pochi scienziati conservano però molta speranza per le Maldive, che sono la nazione con l’altitudine sul livello del mare più bassa al mondo. Soprattutto se il riscaldamento globale continuerà a sciogliere le calotte glaciali e alzare i livelli del mare.
I POLI – I fenomeni naturali qui sono unici e suggestivi: iceberg torreggianti, aurore boreali e animali maestosi, come pinguini, orsi polari e balene. Ma il Woods Hole Oceanographic Institute, il gruppo di ricerca non profit sugli oceani più grande a livello mondiale, ha annunciato che l’80% della popolazione del pinguino imperatore dell’Antartico morirà, e che il resto è a rischio estinzione, se il riscaldamento globale continuerà.
RAJASTHAN-RANTHAMBORE – L’area indiana è uno dei posti migliori al mondo per vedere le tigri. La popolazione mondiale di tigri è crollata però a 3.200 unità, la maggior parte delle quali vivono in India. E se non saranno intrapresi sforzi estremi, il grande felino potrebbe essere estinto nell’arco di pochi decenni, e forse addirittura in soli 12 anni.
FORESTA PLUVIALE DI TAHUMANU’ – In quest’area del Perù vivono pappagalli, macachi, e altre creature a rischio estinzione come armadilli giganti, gattopardi, giaguari e lontre. Questa magnifica foresta pluviale nella regione chiamata Madre de Dios ospita alcuni degli ultimi mogani a crescita antica nel Sud America. Ma ora l’abbattimento illegale di alberi sta distruggendo la foresta pluviale.
BACINO DEL FIUME YANGTZE – Le creature esotiche come i panda giganti, la pecora azzurra nana, la neofocena dello Yangtze e le gru siberiane chiamano casa questa regione, insieme a 400 milioni di persone. E’ troppo presto per ora conoscere l’esatto impatto della creazione della massiccia diga Three Gorges da 24 miliardi di dollari, ma in molti, incluso il governo cinese, hanno riconosciuto che la regione del bacino dello Yangtze corre il rischio di perdere la sua unica vita acquatica e animale.

Articolo tratto da IlSussidiario.net

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