giovedì 21 aprile 2011

Vivere in società

Vivere in società è un nostro destino e un nostro compito. È un destino perché siamo nati in società e la società ci accompagnerà fino alla fine dei nostri giorni. Uscire dalla nostra società e vivere per conto nostro può sembrarci a volte un’idea  promettente, quando ci scoraggiano la pesantezza e le difficoltà dei rapporti con gli altri. Ma è un’utopia, poiché la società ci afferra in mille modi e in ogni momento. Non importa se l’uomo e la donna siano per natura animali sociali, come dicevano gli antichi, oppure si uniscano tra loro per reciproca utilità, come dicono i moderni.
Sappiamo comunque con certezza che non c’è vita individuale fuori della società e che dappertutto al mondo le esistenze degli uomini e delle donne si uniscono durevolmente le une alle altre, formando società più o meno vaste e più o meno giuste, con legami più o meno intensi e costruttivi. Nessuno di noi potrà allora farsi estraneo alla società in cui gli è toccato di vivere e ai suoi problemi, né potrà dire: non mi riguarda. La fuga in un mondo puramente individuale può essere l’illusione di un momento, non la realtà della nostra vita.
Vivere in società è anche un nostro compito, un compito attivo e cosciente. Tra tutti gli esseri viventi che formano società, solo agli uomini spetta il privilegio, che è anche un terribile fardello, della libertà. Essi sono (o possono rendersi) liberi di fronte alla società del loro tempo: possono difenderla e consolidarla, come fanno i conservatori; combattersi per trasformarla fino a metterla sottosopra, come fanno i riformatori e i rivoluzionari; perfino limitarsi a subirla apaticamente, come fanno gli ignavi. La vita sociale dipende quindi anche da quanto gli uomini avranno o non avranno fatto per migliorarla, renderla più giusta, più umana, più degna di essere vissuta.
Poiché nessuno può rendersi estraneo alla società di cui è parte, su tutti grava la responsabilità dell’uso che ciascuno avrà fatto della sua libertà.
È una responsabilità difficile da sopportare per gli uomini di questo inizio del terzo millennio. I mezzi di cui dispongono possono consentire grandi successi nel miglioramento delle società in cui vivono, ma possono portare, al contrario, verso la riduzione o l’eliminazione delle possibilità stesse della vita. Le capacità umane, nel bene e nel male, non sono mai state tanto grandi: i rischi della libertà mai così terribili. L’uomo che si è fatto così straordinariamente potente deve prendere straordinariamente sul serio il suo compito di vivere in società.
E noi sapremo prenderci le nostre responsabilità e vivere con la consapevolezza che la libertà è un dono che non possiamo sprecare o usare male?
Articolo già pubblicato su Cogitoetvolo.it
by PUELLA STULTA

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